venerdì 24 novembre 2017





La corrispondenza milazzese del viceré spagnolo marchese di Lede durante l’Assedio del 1718/19
a cura di Massimo Tricamo

I rapporti - in gran parte cifrati - inviati periodicamente dal viceré di Sicilia al Ministro della Guerra Duran con le rispettive risposte inviate dalla Corte di Madrid attestano e documentano la presenza dello stesso viceré a Milazzo nel periodo compreso tra la metà di ottobre del 1718 ed il gennaio 1719. Custodita nell’Archivo General de Simancas, l’inedita documentazione d’archivio in lingua spagnola viene qui trascritta unitamente ad una breve traduzione a cura dello scrivente. Fa eccezione la lettera riportata al §8, tradotta integralmente da Elisa La Rosa, che ringraziamo per l’affettuosa disponibilità. Un ringraziamento va inoltre alla dott.ssa Isabel Aguirre Landa dell’Archivo General de Simancas per avermi agevolato nella ricerca del prezioso materiale d’archivio.

§ I
Il marchese di Lede - in questa comunicazione del 21 ottobre 1718 - auspica in primo luogo che il Ministro della Guerra Duran, destinatario della missiva, abbia ricevuto la comunicazione con la quale Don José Patiño y Rosales, nominato l’anno precedente Intendente dell’Armada Española, rendeva nota da Messina la vittoria riportata dalle truppe spagnole nel campo di Milazzo il 15 ottobre 1718.
Prosegue informando il Ministro circa la notizia pervenutagli da Genova, con la quale si annunciava la partenza da Napoli per la stessa Genova di 17 navi e 10 tartane che avrebbero dovuto imbarcare 6.000 fanti da destinare alla Piazza di Milazzo. Circostanza che lo costrinse a disporre la costruzione (dal 17 ottobre 1718) d’una prima linea di contravvallazione (già a buon punto) al fine di opporsi alle ulteriori sortite del nemico austro-piemonese, sempre più probabili visti i rinforzi in arrivo dalla Liguria. Non mancava inoltre di precisare il differimento dell’«apertura della trincea».
Il marchese non ha notizie della squadra navale inglese comandata dall’Ammiraglio Byng. A Milazzo alla data del 21 ottobre 1718 si trovavano soltanto 6 navi (verosimilmente britanniche) e le galere di Napoli. Si dice che l’Ammiraglio Byng avesse fatto tappa a Malta, dove - forse con opera di persuasione o piuttosto con minacce - aveva ottenuto dai Cavalieri della «Religione di Malta» il rilascio delle galere di Sicilia, già approdate a Siracusa.
Il 17 ottobre, all’imbrunire, una salva di artiglieria e moschetteria da parte della guarnigione di Milazzo aveva solennizzato la cessione, da parte del Duca di Savoia, della Piazza di Milazzo a favore del’Arciduca d’Austria Carlo VI.
Intanto a Siracusa erano giunte le truppe piemontesi precedentemente in servizio presso la Cittadella di Messina. Parte della forza (350 uomini) venne distaccata per rinforzare Trapani.
Non si mancava inoltre di far presente che, sebbene si facesse tutto il possibile per mantenere completa la fanteria, reclutando, da parte nemica, disertori e prigionieri che avevano deciso di «prender partito» per la Corona di Spagna, la stessa fanteria non mancava tuttavia di assottigliarsi a causa del crescente numero di morti e feriti. Si rendeva pertanto necessario un rinforzo di truppe. Così come si auspicava l’invio di polvere da sparo, palle da 24, bombe e fucili.
Infine una nota sul reclutamento dei sei battaglioni siciliani, costituiti il 30 agosto 1718, proprio su istanze dello stesso marchese di Lede: un reclutamento alquanto lento, per ovviare il quale il marchese prometteva di fare tutto il possibile onde  velocizzarlo. Le località di reclutamento dei 6 reggimenti – come si evince dal tomo V della Historia organica de lasarmas de infanteria y cavalleria Españolas di Serafín María De Soto Y Abbach conte di Clonard (Madrid 1854, p. 220) -erano Palermo (Val di Mazara, Val di Noto, Valdemone e Palermo, questi i nomi di ciascun reggimento, a capo dei quali figuravano, rispettivamente, i colonnelli Marchese di Sambuca, Don Francesco Saverio Gravina, Don Ignazio Termini e Don Giovan Battista Gravina), Messina (reggimento Messina del colonnello Principe di S. Pietro Spadafora) e Livorno (reggimento Toscana del colonnello Don Giovanni Michele Roncali).

Señor mío.
Por el extraordinario que desde Mecina despachò Don Joseph Patiño â Vuestra Excelencia espero haia entendido el feliz subcesso que el dia 15 tubieron las Armas de Su Magestad en este campo con los enemigos rechazandolos y vatiendolos, como reconocerà Vuestra Excelencia por la inclussa relacion.
Las notticias que hasta ahora tenemos de Genova consisten en que de Napoles havian salido 17 navios y 10 tartanas para embarcàr en Genova seis mill infantes para transportarlos a esta Plaza, que es lo que me â obligado â hacer travajar una linea de contravalacion que se halla muy adelantada, para por este medio conseguir con mayor facilidad ressistir â las salidas, que seguramente devemos recelàr, intenten los enemigos consistiendo su guarnicion tan crecida como lo serà, si les llega el refuerzo que esperan, y el motivo que me â hecho diferir hasta ahora abrir la trinchera, como el no estar concluida nuestra linea de contravalacion, pero espero poderlo executar en breve.
Siendo cierto que los enemigos embarcan en Genoba las tropas que dicen es de recelar que vayan a desembarcar en Seracusa con el fin de precisarnos â destacar tropas de este campo nos embarazaria mucho y nos daria cuidado aunque todo el Pais sea en favor del Rey.
Hasta ahora ignoramos â donde haia passado la esquadra inglessa siendo solamente seis navios, y las galeras de Napoles los que han quedado aqui, y comun la opinion de que el Almirante Ving â marchado â Mahon, despues de su buelta de Malta, en donde con sus persuassiones ô amenazas obligò â aquella Religion le entregassen las galera de Sicilia que ya se hallan en Seracussa.
El 17 al anocher hizo la guarnicion de Melazo una salba de toda la artilleria y mosqueteria, por haver el Duque de Saboya cedido esta Plaza al Señor Archiduque, haviendo hecho prestar iuramento â la ciudad y arbolado vandera de España.
Han llegado en Seracussa todas las tropas Piamontessas que se hallavan en la Ciudadela de Mecina, y de ellas se destacaron trescientos y cinquenta hombres para reforzàr la guarnicion de Trapana.
Devo repressentàr â Vuestra Excelencia que aunque se hace todo lo posible para mantener la infanteria completa reclutando los desertores y prisioneros del enemigo que quieren tomar partido no deja de disminuirse por el numero de los muertos, heridos y enfermos, que tenemos y si fuera dable el que viniesse algun refuerzo seria muy util y necessario, aunque considero ser dificultosso en la hera pressente.
Buelto â suplicàr â Vuestra Excelencia se sirba disponer que se nos embie polvora, valas de â veinte y quatro, bombas, fusiles, que es lo que mas nos falta.
La leva de los seis vatallones sicilianos camina hasta ahora con mucha lentitud, aunque procuro todo lo possible para apressurarla, que es lo que al pressente ocurre digno de la noticia de Vuestra Excelencia â quien suplico se sirba passarlo â la de Su Magestad.
Dios guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo delante de Melazo 21 de Octubre de 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran [Ministro della Guerra, ndr]
Decreto del Duran a margine: «Responderle desengañandole de que no se le pueden embiar tropas ni municiones, que allà las compren en la mejor forma posible.
Que ha celebrado mucho el Rey el subceso de Melazo.
Que  [segue parola di ardua trascrizione, ndr] mucho de la infanteria y  [segue parola di ardua trascrizione, ndr] aquellas conquistas [parola di dubbia trascrizione, ndr] todo lo posible.
Que se aguardan noticias de la esquadra inglesa la qual no saliendo de Mediterraneo imposivilidà la comunicacion» [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]


§ II
La risposta alla missiva del 21 ottobre 1718 venne scritta dal Ministro Duran oltre un mese dopo, il 30 novembre 1718. Facendosi portavoce del sovrano, che aveva accolto con favore la notizia del successo di Milazzo del 15 ottobre, il Duran, nel riconoscere l’esigenza di provvedere ad un impinguamento delle truppe, specialmente di fanteria, così come richiesto dal marchese di Lede, non mancava tuttavia di citare le notevoli difficoltà che impedivano la soddisfazione d’una tale istanza. Difficoltà che ostacolavano anche la spedizione di munizioni dalla Spagna. Da qui l’auspicio del sovrano affinché il marchese di Lede si impegnasse a mantenere la consistenza numerica della fanteria su livelli opportuni, auspicando altresì che tale problematica non fosse d’ostacolo agli assedi ed alle espugnazioni delle piazze di Milazzo e Siracusa, per le quali il re Filippo V contava su tempi abbastanza rapidi.
Dalla corte di Madrid giunsero tuttavia le rimesse di denaro necessarie per far spedire da Livorno e Genova, anche con l’ausilio del Cardinale Acquaviva, la maggior quantità di munizioni possibili. Anche se non veniva sottovalutato il problema della comunicazioni via mare, visto che la navigazione non sarebbe stata tranquilla fin quando la flotta inglese comandata dall’Ammiraglio Byng avesse scorazzato nel Mediterraneo.

“Responderle desengañandole de que no se le pueden embiar tropas ni municiones” [risposta a lettera del viceré datata 21 ottobre 1718, ndr]
Al Marqués de Lede
Pardo, 30 de Noviembre 1718
Haviendose enterado el Rey de lo que Vuestra Excelencia hace presente en carta de 21 del pasado, con motivo de acompañar relacion de todo lo occurrido en el combate y feliz sucesso, que tuvieron el dia 15 sus Reales armas con los enemigos vajo de Melazo, cuya noticia ha celebrado Su Magestad con el gusto correspondiente â su importancia y consequencias. Ha resuelto diga yo a Vuestra Excelencia que aunque se tiene presente lo mucho que combendria el augmentar este exercito con algun refuerzo considerable de tropas, particularmente de infanteria, son tantas y tan grandes las dificultades que se encuentran para el logro de esta idea y la de embiar desde esto Reyno las municiones y demas pertrechos de guerra que Vuestra Excelencia solicita, que seria engañarle, y engañarnos si se le esperanzasse de alguno de estos socorros.
Que en esta inteligencia espera Su Magestad se dedicarà Vuestra Excelencia con nuebo y mayor cuidado, no solo â mantener y conserbar la infanteria de que se compone este exercito, sin que por esto se dilaten los sitios y expugnaciones de Melazo y Siracusa (sobre cuya mayor brevedad hace Su Magestad a Vuestra Excelencia el mas expecial encargo) sino que assi mismo y de acuerdo con Don Joseph Patiño, procurara Vuestra Excelencia contribuir, y facilitar por su partes la compra y conducion de las municiones que se necessitaren desde Liorna, y Genoba, donde para esto efecto se hàn hecho diferentes remesas de dinero, y repetido a los Ministros de Su Magestad y al Cardinal Acquaviva las ordenes mas estrechas paraque en cortas porciones, y en la forma que tuvieren por menos arriesgada vayan embiando a este Reyno los mas pertrechos de guerra, municiones y fusiles que fuere posible.
Todo lo qual participo a Vuestra Excelencia para su noticia, y de quedarse aguardando las del destino, que se dà a la esquadra inglesa, la qual si no saliere del Mediterrraneo, imposivilitarà toda comunicacion por mar entre esta y esto Reyno. Dios guarde Vuestra Excelencia.
Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ III
La lentezza delle comunicazioni spinge il marchese di Lede - nella nota inviata al Duran il 2 novembre 1718 - ad immaginare la ricezione, da parte dello stesso Duran, della notizia relativa alla vittoria riportata nel combattimento del 15 ottobre dalle truppe spagnole, le quali, dopo aver subito la «sortita generale» delle forze austro-piemontesi, riuscirono a ricacciare queste ultime entro le mura della Piazza di Milazzo al termine d’un combattimento durato più di 3 ore.
Il marchese continuava relazionando sulla costruzione - a partire dal 17 ottobre 1718, dunque a due giorni dalla sortita suddetta - di una prima linea di contravvallazione, linea che aveva appunto lo scopo di ostacolare le sortite della guarnigione. Dotata di postazioni avanzate, la linea fu costruita nel miglior modo possibile, tenendo conto della natura del terreno. Ancora in costruzione invece il sistema di batterie (proprio perché in costruzione ancora sprovviste di artiglierie) che, tanto sulla destra come sulla sinistra, avrebbe dovuto difendere la stessa linea di contravvallazione, oltre a danneggiare i due baluardi della Piazza (verosimilmente i due bastioni attigui alle porte Messina e Palermo).
Il 29 ottobre 1718 fu avviato il cantiere d’una seconda linea di contravvallazione, 350 passi più avanzata rispetto alla prima e distante 900 passi dalle mura che cingevano la Piazza. Questa seconda linea, in costruzione senza alcun disturbo da parte nemica, andava perfezionandosi al fine di chiudere (cerrar) il nemico ed ostacolarne ulteriori sortite, sempre più probabili visto il dispiegamento di forze austro-piemontesi in campo, che ascendeva a 5.000 fanti e 700 unità di cavalleria.
Terminate le suddette opere, alle quali si lavorava giorno e notte, si sarebbe provveduto finalmente ad «abrir la trinchera», ossia ad aprire la trincea. Era questo l’auspicio del marchese di Lede, il quale tuttavia non mancava di valutare l’entità delle forze in campo, visto che i rinforzi di truppe destinati da Genova al nemico avrebbero potuto consigliare prudenza. Peraltro, l’esecuzione di trinceramenti anche da parte nemica lasciava presagire un assedio che sarebbe costato molte vite umane («un sitio que costarà mucha gente»).
Il marchese non mancava poi di riferire i dati della rivista dei 24 battaglioni indicati nella nota allegata, rivista che faceva ascendere le truppe spagnole ad appena 12.316 uomini, dai quali occorreva tuttavia sottrarre, tra gli altri, i 500 uomini del Reggimento di Artiglieria impiegati nelle batterie. Una situazione difficile che comunque spingeva il marchese di Lede a rassicurare il ministro, impegnandosi a fare tutto il possibile per la conquista della Piazza di Milazzo, ben sapendo quanto fosse importante per la corona di Spagna. Non venivano tuttavia spediti a Madrid gli estratti della rivista, a causa dell’insufficiente sicurezza delle spedizioni postali e del timore che tali dati potessero cadere in mani nemiche.

 


«Nota de los regimientos de infanteria que se hallan en el campo de delante Melazo (nota dei reggimenti di fanteria che si trovano nel campo davanti Milazzo, ndr):


Regimiento de Guardias Españolas, 4 vatallones;

Regimiento de Guardias Walonas, 4 vatallones;

Regimiento de Castilla, 2 vatallones;

Regimiento de Guadalajara, 2 vatallones;

Primer vatallon de Nabarra, 1vatallon;

Regimiento de Aragon, 1 vatallon;

Regimiento Borgoña, 1 vatallon;

Regimiento de Milan, 1 vatallon;

Regimiento de Saboya, 2 vatallones;

Regimiento de Asturias, 2 vatallones;

Regimiento de Irlanda, 1 vatallon;

Regimiento de Ultonia, 1 vatallon;

Regimiento de Hibernia, 1 vatallon;

Regimiento de Artilleria, 1 vatallon;

Total 24» [Archivo Generale de Simancas]




Si faceva ancora una volta presente al ministro, a proposito delle munizioni necessarie, che - sebbene fossero state disposte le relative forniture da Roma, Genova e Livorno - alla data del 2 novembre non erano giunti che 900 quintali in due imbarcazioni. E ciò con molta fortuna, considerato il blocco marittimo delle unità navali inglesi ai danni degli Spagnoli. Blocco che metteva a rischio anche le spedizioni di denaro atteso da Roma, Genova e Livorno.
A Siracusa il marchese d’Andorno s’era imbarcato con due battaglioni piemontesi al fine di raggiungere la Piazza di Milazzo, ma le cattive condizioni meteorologiche li avevano costretti a dirigersi verso la costa di Napoli, ritardando il loro arrivo alla destinazione prefissa.
Sette galere giunte a Messina per gli Spagnoli avrebbero potuto dare una mano per allentare la morsa delle forze navali britanniche. Infatti la comunicazione tra la Calabria e Milazzo era assicurata ininterrottamente al nemico da 7 navi britanniche.
Nessuna notizia - terminava il marchese di Lede - sulla localizzazione dell’Ammiraglio Byng, sebbene pare fosse approdato a Maó (in spagnolo Mahón, isola di Minorca, Baleari, allora possedimento britannico).

Señor mío.
Quedo en la confianza de que Vuestra Excelencia habrà recivido la noticia del buen subcesso que tubieron las Armas del Rey el dia 15 del passado en la salida general que hicieron lo enemigos vatiendolos y rechazandolos despues de un combate de màs de tres horas, de que tengo remitido â Vuestra Excelencia una relacion, â que me refiero.
Desde el dia diez y siete hemos empezado a hacer una linea de contravalacion de mar â mar con diferentes puestos âbanzados que hemos fortificado en la mejor forma, que â sido posible, y que lo a permitido el terreno, y en los dos de nuestra derecha y hizquierda estamos construyendo vataria tanto para la defensa de esta linea, como para arruynar las defensas de los dos valuartes de la Plaza, y luego que estaran acabadas se pondrá el cañon.
El dia veinte y nuebe del passado hemos havierto segunda linea de contrabalacion, trescientas y cinquenta pasos mas âbanzada, que la primera, y â novecientos pasos de la Plaza sin la menor oposicion del enemigo, y esta se và perficionando para cerrar al enemigo todo lo que es posible, y ponerlas al abrigo de ser insultadas por alguna salida considerable, lo que deve recelarse por la numerosa guarnicion que tiene el enemigo, que es cinco mil infantes, y setecientos cavallos.
Siendo todas nuestra obras perficionadas, en que se trabaja dia y noche, se procurarà abrir la trinchera, como no llegue el socorro, que espera el enemigo de Genoba; en este caso no seria posible intentarlo ya que sin el [termine di dubbia trascrizione, ndr]no deja de haver muchas dificultades, que superar, por haverse lo enemigos retrincherado por todas partes, de modo que serà un sitio que costarà mucha gente.
Haviendo passado una revista â los veinte y quatro vatallones, expressados en la nota adjunta, hè hallado que solo hacen el numero de doce mil trescientos y diez y seis ombre, de lo qual se deve disminuir los quinientos hombres del Regimiento de Artilleria por ser empleados en las vaterias, y otra porcion de soldados con los equipages de los oficiales: por la poca seguridad que hai en los correos no me atrevo â remitir â Vuestra Excelencia los extractos de revistas, para que no caygan en manos del enemigo. No obstante todas estas dificultades puede Vuestra Excelencia assegurarse que se harà todo quanto sea posibre para apoderarse de esta Plaza, conociendo quanto importa al servicio del Rey.
No puedo dejar de hacer presente otra vez â Vuestra Excelencia como lo tengo yà hecho, que lo que nos hace falta es polvora, valas, bombas, fusiles, y aunque se hayan dado todas las providencias necessarias para hacer venir toda la que sera posible de Roma, Genoba y Liorna, hasta ahora no à llegado que novecientos quintales en dos embarcaciones y esto con mucha fortuna, teniendo nos estos navios de Inglaterra bloqueados, y la misma dificultad y riesgo tenemos para el transporte del dinero que se halla en Liorna, Genoba y Roma, lo que nos tiene con mucho cuidado.
Tengo avisso que en Seracussa se â embarcado el Marqués de Andorno con dos vatallones piemontesses, con el fine de venir â reforzar la guarnicion de esta Plaza, aunque el mal tiempo que estos dias â hecho les â obligado correr hacia la costa de Napoles, y impedido que haian podido llegar hasta ahora.
Nuestras galeras llegaron ahier â Mecina, en donde podran facilitarnos algun [segue parola di ardua trascrizione, ndr], estorbando en parte la comunicacion de la Calabria con esta Plaza, â cuia vista subsisten siempre siete navios inglesses.
Hasta ahora no tengo noticia segura del paradero del Almirante Ving, aunque se cree se haia retirado â Mahon, que es quanto ocurre digno de la noticia de Vuestra Excelencia â quien sup. se sirba ponerlo en la de Su Magestad. Nuestro Señor guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo delante Melazo 2 de Noviembre 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran (Ministro della Guerra, ndr)
Decreto del Duran a margine: «Responderle desengañandole que de España no se puede embiar cosa alguna». Elaborato nel testo di cui alla minuta del 26 dicembre 1718. [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

Milazzo trincerata tra S. Giovanni e via Massimiliano Regis (ottobre-dicembre 1718)

trincea rossa: prima linea di contravvallazione spagnola;
trincea gialla: seconda linea di contravvallazione spagnola;
trincea verde: trinceramenti austro-piemontesi;
cerchi rossi: batterie di cannoni spagnoli;
cerchi arancioni: batterie di mortai spagnoli;
linea blu: via M. Regis tra piazza Mazzini e piazza Nastasi;
linea viola: via XX Settembre tra via Regis e via Cosenz

§ IV
Nella comunicazione inviata al Duran il 22 novembre 1718 il marchese di Lede lamenta la mancata ricezione da ben due mesi di istruzioni da Madrid, peraltro ignorando se fossero o meno giunte a destinazione le lettere da lui scritte al ministro in precedenza.
In riferimento all’Assedio di Milazzo, le operazioni proseguivano con un avanzamento dei «lavori di zappa»: evidente riferimento al lavoro degli zappatori intenti allo scavo delle trincee con gabbioni e fascine sotto il fuoco nemico sempre più vicino. Da parte loro, infatti, gli austro-piemontesi avevano innalzato i propri trinceramenti, opponendoli e fronteggiandoli a quelli degli Spagnoli.
Il marchese omette di spedire a Madrid il piano degli attacchi nel timore che potesse cadere in mano nemica.
Il 18 ottobre erano giunte a Milazzo 40 imbarcazioni nemiche scortate da 3 navi inglesi. Non avendo ricevuto informazioni in merito, il marchese di Lede, sulla base di quanto poté osservare a distanza, comunica al Duran trattarsi di navigli approdati a Milazzo per sbarcare una porzione di fanteria.
La facilità del trasporto di rinforzi austriaci via mare e la previsione di ulteriori truppe nemiche in arrivo da Genova - così come comunicato dall’emissario spagnolo nella città ligure ed in conformità ad altre informazioni pervenute da Roma - fanno ipotizzare un dispiegamento di forze paritario: una consistenza numerica delle truppe austro-piemontesi sostanzialmente equivalente a quella delle truppe spagnole («seràn iguales â nosotros»). Questa premessa, unitamente alla circostanza delle continue morti registratesi durante i lavori agli approcci e tenuto presente il numero dei feriti, spingeva il marchese a richiedere alla Corte di Madrid un consistente rinforzo di 10-12 battaglioni.
Nel frattempo lo stesso marchese aveva fatto trasferire a Milazzo 3 dei 5 battaglioni che si trovavano a Palermo. Proprio verso questa città era partito il 20 ottobre da Milazzo l’intendente José Patiño, allo scopo di sbloccare la liquidazione della paga spettante ai soldati per il mese successivo. Inoltre - proseguiva il marchese - nessuna delle imbarcazioni inviate a Roma, Genova e Livorno aveva fatto ancora ritorno.
Da parte sua Don José Patiño aveva ordinato la spedizione in Sardegna delle imbarcazioni che avrebbero dovuto trasferite a Milazzo il reggimento di Haynaux. Trasferimenti erano previsti inoltre - anche se non vi era certezza - per i reggimenti Basilicata (verso Forte Longone nell’isola d’Elba) e Lombardia (verso Milazzo).
Il marchese tornava a fare presente la necessità di polvere da sparo, palle, bombe e tessuti per le uniformi da destinare ai 6 reggimenti nuovi.
Comunicava ancora che da ben 35 giorni non aveva più avuto notizie o ricevuto dispacci da Roma. Un’assenza di comunicazione che lo spingeva ad ipotizzare una cattura delle feluche da parte del nemico.
Infine la notizia della presenza a Malta del contrammiraglio (gefe de esquadra) Camok con le sue navi.

Señor mío.
Siendo yà cerca de dos messes que me hallo sin carta alguna de Vuestra Excelencia ni noticia de España, y ignorando si han llegado â manos de Vuestra Excelencia las que tengo escritas, estoy con el justo cuidado que dejo â la consideracion de Vuestra Excelencia.
Po lo que mira al estado del sitio de esta Plaza, dirè â Vuestra Excelencia se bà prossiguiendo todo lo possible abanzando nuestros travajos â la zapa, quanto es practicable para la conserbacion de las tropas, hallandonos yà muy inmediatos â los retrincheramentos de los enemigos que los han hecho contra los nuestros y sin que por nuestra parte pueda embarazarseles, procurando la perfeccion.
El recelo en que estoy, de que esta pueda caer en manos de los enemigos me precissa â dejar, de con ella remitir â Vuestra Excelencia el Plano de los Ataques.
El dia diez y ocho arrivaron â esta Plaza quarenta embarcaciones enemigos, comboyadas [scortate, ndr] de tres nabios inglesses, sin que hasta ahora haia podido mi cuidado inquirir con seguiridad la gente que pueden haver conducido, y solo en lo que la vista â podido distinguir, â la distancia en que se ancoraron, se considera habràn dessembarcado una porcion de infanteria.
De esto y de la facilidad que los enemigos tienen por el mar, comprehenderà Vuestra Excelencia la de la frequencia con que pueden y consiguen su refuerza y esperando de Genoba otro socorro que les debe venir segun las ultimas noticias, que hà muchos dias me avisò a quel embiado, y tambien tuve por la via de Roma, de que devo persuadirme se halle Vuestra Excelencia mas distinta y puntualmente informado, seràn iguales â nosotros. Pues se deve considerar que continuamente nos disminuymos assi por los que mueren en los trabajos que son muchos, como por sus enfermedades que lo uno y lo otro es irremediable. Cuya consideracion se hace preciso ê indispensabile que Su Magestad se digne con la brevedad posible mandar disponer, para assegurar la manutencion de este Reyno se transporte â èl el refuerzo de tropas de hasta diez ô doce vatallones â fin de oponerse â las fuerzas del enemigo por que este consigue su augmento con las que le llegan de Italia con la facilidad que Vuestra Excelencia sabe.
De los cinco vatallones que se hallaban en Palermo hè hecho venir los tres que yà quedan en este campo. El dia veinte partiò de aqui para Palermo Don Joseph Patiño a fin de solicitar la negociacion de algunas letras para el prest [paga giornaliera dei soldati, ndr] del proximo mes, que viene por hallarse la caxa sin caudal ninguno. Pues no â buelto ninguna de las embarcaciones, que se despacharon â Roma, Genoba, y Liorna.
Assi mismo fue Don Joseph Patiño â dàr disposicion de embiar â Cerdeña las embarcacionces necessarias para conducir â aqui el regimiento de Haynaux, y llebar el de Basilicata â Longon trayendo el de Lombardia â aqui lo qual no se si conseguirà.
Buelvo â repetir â Vuestra Excelencia que lo que nos falta entre las demas cosas ès polvora, valas, de artilleria, bombas, armas, y panos para los seis regimientos nuebos.
Son yà treinta y cinco dias, que no tengo carta, ni noticia de Roma, y esta falta, me hace persuadir, â que las falucas hayan sido apressadas de los enemigos.
El Gefe de esquadra Camok, subsiste hasta ahora en Malta, y segun he entendido, â empezado â dar carena â sus nabios, que es lo que puedo participar â Vuestra Senoria  suplicandole se sirba ponerlo en la real noticia de Su Magestad.
Nuestro Señor guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo de delante Melazo 22 de Noviembre de 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ V
La risposta alle missive del 2 e 22 novembre 1718 fu scritta dal Duran il 26 dicembre di quello stesso anno in un’unica lettera indirizzata anche all’intendente Patiño.
Rispondendo in particolare alla comunicazione del 2 novembre, il Duran fa presente l’impossibilità di inviare dalla Spagna truppe e munizioni, invitando tanto il marchese di Lede, quanto il Patiño, a darsi da fare per il reclutamento e non mancando di comunicare le rimesse - fatte e da farsi - a Genova, Livorno e Roma per la spedizione di munizioni.
Niente da aggiungere in riferimento alla missiva del 22 novembre, in risposta della quale si auspica lo zelo del marchese di Lede

“Que de España no se puede embiar cosa alguna” [risposta a lettere del viceré datate 2 e 22 novembre 1718, ndr]
Al Marqués de Lede
(idem a Don Joseph Patiño)
26 de Diciembre 1718
En carta de 2 del pasado dà quenta Vuestra Excelencia del buen estado en que quedaban las lineas de circumbalacion [l’autore della missiva cita erroneamente le linee di circonvallazione in luogo delle due di contravvallazione, ndr] de Melazo, y providencias dadas para su resguardo, y ponerlas fuera de insulta de su guarnicion.
Assi mismo dà quenta Vuestra Excelencia del numero de gente de que esta se componia, y socorros que aguardaba de Genoba, suponiendo, que aun sin ellos, se encontrarian no pocas dificultades que bencer en la empressa de esta Plaza la mayor la de la falta de municiones, y pertrechos que empezaba a experimentarse. Pero que no obstante se procuraria quanto ante abrir la trinchera y adelantar las demas disposiciones, a fin de apoderarse de ella por lo mucho que importa al real servicio su conquista y quedando Su Magestad en inteligencia de lo referido, y del numero de soldados de que se componian los 24 vatallones que se citan en la nota que incluye la citada carta de Vuestra Excelencia me manda repetirle en su respuesta que por lo que mira a socorros de tropas se hace impracticable en la estacion presente aun [segue termine di ardua trascrizione, ndr] no lo embarazassen las superiores fuerzas del enemigo por mar. Que en esta inteligencia, y de subsistir la misma dificultad en quanto â municiones, y armas, deve  Vuestra Excelencia de acuerdo con Don Joseph Patiño arbitrar en todos los medios que puedan conducir assi al logro de la mas reclutas que fuere posible, como â la compra y conducion de todo genero de municiones. Pues â este fin, y segun habrà entendido Vuestra Excelencia por mis antecedentes, se han hecho y continuaran gruessas remessas a Genoba, Liorna y Roma, y se repiten las mas eficaces instancias a aquellos ministros paraque en las occasiones de embarcaciones, que se ofrecieren, remitan las mayores porciones, arreglandose a lo que por Vuestra Excelencia y Don Joseph Patiño se les previniere en este assumpto.
Tambien se ha recivido otra carta con [segue termine di ardua trascrizione, ndr] de 22 del mismo mes, en que repite Vuestra Excelencia sus instancias para que de España passen quanto antes diez o doce batallones â este Reyno para assegurar su manutencion y oponerse a las fuerzas del enemigo. De que queda enterado Su Magestad y yo sin que añadir a la noticia de Vuestra Excelencia si solo la impaciencia con que se aguardan nuebos avisos de este sitio particularmente Su Magestad que espera del celo, y actividad de Vuestra Excelencia, que a medida de los esfuerzos que hacen los enemigos para mantener a Melazo, habra procurarado Vuestra Excelencia pro su parte tomar las medidas correspondientes, y que mas asseguren la importancia y consequencias de su conquista.
Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ VI
La nota del marchese di Lede scritta il 16 dicembre 1718 si apre con l’arrivo a Milazzo di ben 9 feluche (imbarcazioni addette al servizio postale, ndr) precedentemente bloccate a Roma dalle avverse condizioni meteorologiche, ma con la persistente assenza di risposte da Madrid.
L’arrivo di nuove truppe a Milazzo, di cui il marchese aveva dato notizia nella precedente sua lettera del 22 novembre, si rivelò di gran lunga più consistente («màs numerosso») rispetto a quanto precedentemente stimato, o meglio sottostimato. Ne dava conferma una lettera scritta dal Tenente Generale conte Wallis e spedita a Malta al conte di Coningsec. Uno spiegamento numeroso che, unitamente alle altre truppe in arrivo da Napoli, avrebbe condotto gli opposti schieramenti ad una situazione di sostanziale parità numerica («fuerza igual â nosotros»).
Il marchese intanto aveva deciso di mantenere le due linee di contravvallazione, per il perfezionamento delle quali si lavorava alacremente, tanto che se il nemico avesse tentato di attaccare le truppe spagnole, queste avrebbero avuto l’opportunità di dare al proprio sovrano una lieta notizia («lograremos dàr â Su Magestad un buen dia»).
L’ostinazione a mantenere le linee suddette - criticata da alcuni - traeva origine da una motivazione alquanto articolata: qualsiasi movimento teso a retrocedere l’avanzamento delle truppe spagnole avrebbe finito per scoraggiarle, agevolando nel contempo l’entrata nel Regno di Sicilia da parte del nemico, che così avrebbe interrotto la comunicazione spagnola tra Milazzo e Palermo, da dove giungevano le rimesse di grano destinate alle stesse truppe. Con conseguente rischio di carestia, visto che sarebbe stato impossibile rimediare grano via mare, dove le navi inglesi inibivano qualsivoglia navigazione e trasporto destinato alle forze militari spagnole.
Augurandosi che la decisione di mantenere le linee di contravvallazione potesse ricevere il placet sovrano, il marchese di Lede proseguiva la missiva comunicando l’arrivo a Milazzo , nella mattina del giorno precedente, d’un convoglio costituito da 24 barche scortate da 7 navi inglesi. Nessuna notizia sulla provenienza e sul carico: si ipotizzava potesse trattarsi di viveri e munizioni. Infine, sulla base delle solite notizie che annunciavano l’arrivo di truppe nemiche e l’assottigliamento di quelle spagnole causa morti e feriti, chiedeva ancora una volta alla Corte di Madrid rinforzi di truppe, oltre a forniture di polvere, palle d’artiglieria da 24 e fucili.
La relazione si chiudeva con la notizia sulla Piazza di Augusta che si trovava in «stato di difesa» e con quella relativa al riparo delle brecce della Cittadella di Messina, ormai a buon punto.

Señor mío.
Haviendo llegado hasta nueve falucas que en Roma se havian detenido por el mal tiempo, y faltandome carta de Vuestra Excelencia no puede dejar de manifestarle el particular cuidado que me ocassiona, carecèr tanto tiempo se sus noticias, siendo las que de aqui puedo avissàr â Vuestra Excelencia para que se sirba ponerlas en la real de Su Magestad que el ultimo socorro que llegò â los enemigos es màs numerosso de lo que yò avissè, como lo confirma una carta del Theniente General Conde Vallis, escrita al de Coningsec, en Malta y que esperan otro con que se hallan en fuerza igual â nosotros. Y aunque esto pudiera serbirme de motivo para hacer algun movimiento he ressuelto mantenèr las lineas por sèr buenas, y en que para la perfeccion se travaja todos los dias, esperando que si los enemigos intentaren atacarlas, lograremos dàr â Su Magestad un buen dia. Io estoy en el conocimiento de que la determinacion de mantenèr las lineas, no deve la aprovacion â muchos, siendo de opinion contraria, pero no dessistirè, por que si hiciesse movimiento que fuesse retrocedèr, seria dessanimàr las tropas, facilitàr â los enemigos la entrada en el Reyno y que nos quitasen la comunicacion con Palermo de donde nos biene las remesas de granos que para la subsistencia de las tropas se necesita y nos pondrian en riesgo de experimentar carestia que nos seria impracticable remediar por mar, por que nos tienen pribados de comunicacion los navios ingleses, en cuia ynteligencia espero que considerando Su Magestad estas circunstancias, con su soberana comprehension merecerà esta deliberacion su Real aprovacion teniendola por de su real servicio â cuia mayor gloria, y utilidad, se dirigen mis desseos, y los de conseguir los aciertos correspondientes, â las vera con que los anelo.
Ayer por la mañana llegò â esta Plaza un comboy compuesto de veinte y quatro barcas enemigas escoltadas de siete nabios Inglesses sin que hasta ahora se sepa de donde bienen, ni lo que conducen, aunque discurro sean municiones de guerra, y boca, y que si ay tropas seràn en corto numero, pero reconociendo por todas las noticias que llegan de Italia, deve venir mayor numero puede Vuestra Excelencia inferir si asi subcediere la urgencia en que nos veremos, disminuiendose todos los dias nuestras tropas asi por las enfermedades como por los que hieren y matan los enemigos, viendo â estos superiores, y asi es tan preciso como indispensable que Su Magestad se digne reforzar este exercito y embiar reclutas para los cuerpos, polvora, valas de artilleria de â veinte y quatro, y fusiles, sin lo qual serà dificultoso resistir al cuerpo de tropas enemigas que demuestran tener animo de embiar aqui, y que devo creer se halle Vuestra Excelencia meyor, y mas individualmente informado que yo, que es, por lo que en este assumpto no me dilato.
La Plaza de Augusta se halla en estado de defensa, y al reparo de las brechas de la ciudadela de Mecina (que se hallan yà muy adelantadas) se travaja con toda la actividad possible, faltando lo essencial, que son municiones de guerra, y de voca, âunque se hace la reflexion para proveerla de lo ultimo en que no deja de haver su dificultad por no tenèr la comunicacion del mar libre.
Nuestro Señor guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo de delante Melazo 16 de Diciembre de 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede
Señor Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]


§ VII
Rispondendo alla comunicazione del 16 dicembre 1718, il ministro Duran fa presente ancora una volta l’impossibilità di inviare dalla Spagna truppe e munizioni - da destinare alla continuazione delle operazioni militari ed al rifornimento delle diverse piazze militari siciliane - a causa del conflitto in corso con la Francia.  Tuttavia assicurava l’impegno affinché il Marchese di S. Filippo ed il Console di Livorno continuassero ad inviare - a mezzo trasporto marittimo - munizioni da Genova e Livorno

“es impracticable por ahora el embiar reclutas de España” [risposta a lettera del viceré datata 16 dicembre 1718, ndr]
Al Marqués de Lede
17 de Marzo 1719
He dado quenta a el Rey de la carta de Vuestra Excelencia de 16 de Diciembre pasado en que la dà Vuestra Excelencia de los nuebos socorros que de Napoles havian llegado a Melazo y de la resolucion en que se hallaba de mantener las lineas por los motivos, que refiere, y enterado Su Magestad de todo, me manda decir a Vuestra Excelencia que aunque se tiene presente la importancia  y necessidad de embiar reclutas para estos cuerpos, como tambien polvora, valas, y fusiles, para continuar las operaciones, y probeer las Plazas, es impracticable por ahora el embiar reclutas de España, como ni tampoco municiones algunas, respecto de la guerra con Francia pero que se repiten las ordenas al Marqués de San Phelipe, y el Consul de Liorna paraque no cessèn en remitir las mas que pudieren, en las embarcaciones que a este fin se han mandado comprar en Genoba y en Liorna.
Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ VIII
(traduzione a cura della Sig.ra Elisa La Rosa, che si ringrazia per la gentile collaborazione)
Mio Signore,
rispetto a quanto riferito nella mia ultima del 16 corrente a Vostra Eccellenza non ci sono particolari novità da aggiungere, se non il lavoro che si è fatto da allora per la riparazione dei nostri trinceramenti ed una nuova batteria da tre petrieri alla nostra destra per disturbare il nemico, il quale rimane nei sui trinceramenti lavorando a quanto danneggiato dall’acqua e dal nostro cannone.
Rimetto a Vostra Eccellenza i nomi dei reggimenti alemanni che si trovano a Milazzo: sono trenta battaglioni composti, suppongo, da dodicimila fanti. E tenendo conto della diminuzione dovuta alle perdite che possono aver subito tra feriti e infermi, ritengo siano rimasti undicimila fanti.
Questa numerosa guarnigione mi ha trattenuto dal dar inizio all’assedio, ritenendo temerario intraprendere, con numero quasi uguale di truppe, l’attacco di questa Piazza, poiché i soldati che ho sono di poco superiori al nemico, a sua volta avvantaggiato dalla circostanza di essere molto ben trincerato e favorito da tutto il fuoco della Piazza. Che non è vantaggio da poco. E a meno di rischiare un alto numero di truppe, con l’incertezza di raggiungere il nostro intento, non si può intraprendere un simile attacco. Poiché se per nostra disgrazia accadesse che i nemici ci respingessero, ci metterebbero non solo nell’impossibilità di continuare l’assedio, ma anche nella condizione di non riuscire più a mantenere le nostre linee di contravvallazione.
Se avessimo un simile esito contrario ne conseguirebbe un grande vantaggio per i nostri nemici, irrimediabile per noi, poiché si procurerebbe quanto da loro desiderato, vista la facilità con cui potrebbero addentrarsi nel regno. La qual considerazione mi ha obbligato a non dare inizio a questo assedio (sebbene con non poco mio dispiacere), rinviandolo al momento in cui potrò riscontrare una diminuzione numerica delle forze di questa guarnigione oppure all’arrivo delle truppe che attendiamo dalla Sardegna e da Longone. E vedere se - attraverso questo piccolo rinforzo – sarà possibile iniziare questo assedio. O piuttosto creare un diversivo attaccando Trapani, nel qual caso sarebbe molto naturale che da questa guarnigione partisse un distaccamento. Tutto ciò mi sembra essere più utile e conveniente al servizio di Sua Maestà, dovendo questi convincersi che metto e metterò in pratica tutti i mezzi possibili per fare questo assedio, sempre che ce ne sia l’occasione.
Tutte le notizie che mi giungono dall’Italia confermano la voce che qui arriverà un numero maggiore di truppe: quando me ne accerterò Sua Eccellenza sarà informato. Però  - se ciò dovesse accadere - faccio presente che con le truppe che mi ritrovo, che diminuiscono giorno dopo giorno, sarà difficile resistere a tanta forza, sebbene se si dovesse presentare un caso simile si farà tutto ciò che è nelle nostre possibilità.
Con questo presupposto lascio alla sovrana comprensione di Sua Maestà quanto sia indispensabile che si degni ordinare di rinforzare in tempi brevi questo esercito, affinché si ponga nelle condizioni di opporsi ai disegni del nemico.
I sette battaglioni che si stanno reclutando qui sono numericamente esigui: soltanto uno arriva a 400 uomini, gli altri sono sguarniti. A ciò si aggiunga la mancanza di armi e vestiario per questi stessi battaglioni, avendone trovato qui per un solo battaglione. Le cinque compagnie di granatieri non sono in grado di servire, né lo saranno per molto tempo.
Le navi inglesi destinate a corseggiare davanti a questa Piazza non sono più in vista da alcuni giorni a questa parte. Ciò è da ricondurre al maltempo che potrebbe averle indotte a ripararsi in un golfo.
Ai reggimenti di Utrecht e Napoli spetta la divisa, quella che hanno è molto malridotta. A tal proposito desidero sapere ciò che Sua Maestà imponga venga eseguito, supplicando l’Eccellenza Vostra farmi il favore di porlo nella sua reale conoscenza, affinché nella sua comprensione decida quanto di suo reale gradimento.
Dio guardi Vostra Eccellenza per molti anni come auspico.

Campo davanti a Milazzo, 27 dicembre 1718.
Bacio le mani di Vostra Eccellenza.
Vostro maggior servitore
Il Marchese di Lede

Signore Don Miguel Fernandez Duran 


«Nota de los Reximientos de los enemigos que componen la Guarnicion de Melazo (Nota dei reggimenti dei nemici che compongono la guarnigione di Milazzo, ndr)


Guido Staremberg, 3 vatallones;

Màx Staremberg, 3 vatallones;

Wezzel, 3 vatallones;

Toldo, 1 vatallon;

Vallis, 2 vatallones;

Nocenroden, 1 vatallon;

Tolleringuen, 2 vatallones;

Edouart, 3 vatallones;

Bareick, 2 vatallones;

Hansback, 3 vatallones;

Coninseck, 2 vatallones;

Zumjunguen, 2 vatallones;

Fussilier, 1 vatallon;

Saboya, 2 vatallones;

Total 30» [Archivo General de Simancas]
 



Señor mío.
A lo que en mi ultima de 16 del corriente abisse [avise, ndr] â Vuestra Excelencia no occurre novedad particular que añadir, màs de que el trabajo que desde entonces se â hecho, â sido al reparo de nuestros retrincheramentos y una nueba vateria â nuestra derecha de tres pedreros, para inquietar los enemigos que subsisten en sus retrincheramentos trabajando â la compossicion de lo que el agua, y nuestro cañon arruina.
Remito â Vuestra Excelencia de los nombres de los reximientos alemanes que hay en Melazo, y llegan â treinta vatallones, â los quales supongo compuestos de doce mill infantes, rebajando la perdida que pueden haver tenido de heridos, y enfermos, hago quenta que quedarán en once mill infantes.
Esta numerosa guarnicion me ha echo suspender dar principio al sitio, considerando temeridad empreender con numero casi ygual el ataque de esta plaza, pues en la gente de armas que tengo ay poca superioridad a los enemigos, â quienes asiste la circunstancia de estar mui bien retrincherados y favorecidos de todo el fuego de la Plaza que non es corta ventaja, y a menos de arriesgar numero crecido de tropas, con la incertidumbre de lograr nuestro intento no se puede empreender semejante ataque, pues si por nuestra desgracia  aconteciese que los enemigos nos rechazasen nos pondria no solo en la imposibilidad de no continuar el sitio, pero puede ser a un en la de no poder mantener nuestras lineas de contrabalacion.
Si semejante adberso subceso tuviesemos era en tanta ventaja al enemigo quanto irremediable â nossotros, pues se le facilitaba todo lo que podian dessear, par la facilidad con que podrian ynternarse en el reyno cuya consideracion me ha obligado â no empezar este sitio (aunque no con pequeño dolor mio) difiriendolo hasta reconocer si los enemigos disminuyen esta guarnicion ô que lleguen las tropas que aguardamos de Cerdeña y Longon, y en medio de este corto refuerzo ver si se puede empezar este sitio ô hacer alguna dibersion atacando â Trapana, en cuyo caso seria muy natural que de esta guarnicion hiciesen algun destacamento y assi me parece ser esto mas util, y combeniente al servicio de Su Magestad que no exponer el todo en una ora, quando en mucha tregua no podremos remediarlo, debiendo estar Su Magestad persuadido â que mi desbelo practica (y practicarà) todos los medios que sean possibles para hacer este sitio siempre que la ocasion lo permita.
Segun todas las noticias que me llegan de Italia, confirman la de que aqui debe venir mayor numero de tropas, y de que debo persuadirme estarà Vuestra Excelencia informado. Pero si asi subcediere, se deja conocer que con las que me hallo, que se disminuyen todos los dias, serà dificultoso resistir â tanta fuerza, aunque si semejante caso llega se procurarà todo lo que permita la posivilidad.
En este supuesto dejo â la soberana comprehension de Su Magestad quan indispensable es que se digne mandàr que con brebedad se refuerze este exercito paraque se halle en estado de oponerse â los designios de los enemigos.
Los siete vatallones que aqui se lebantan se hallan muy cortos, y solo el uno llega â quatrocientos hombres estando los demàs muy cortos â que se añade faltar las armas y vestuario para ellos no haviendo podido encontrar aqui mas de para un solo batallon y las cinco compañias de granaderos con que no estàn en estado de servir ni lo estaràn en mucho tiempo.
Los nabios inglesses destinados a corseàr delante de esta plaza, faltan de su vista de algunos dias â esta parte, y se debe atribuir al mal tiempo que podrà haverlos obligado â engolfarse.
A los reximientos de Utreck y Napoles les toca el vestuario, y el que tienen se halla muy maltratado, en cuio supuesto desseo sabèr lo que Su Magestad manda se execute, suplicando a Vuestra Excelencia que todo se sirba hacerme el fabor de ponerlo en su real noticia, â fin de que en su yntelixencia ressuelba [resuelva, ndr] lo que sea màs de su real agrado. Dios guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo de delante Melazo 27 de Diciembre 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran (Ministro della Guerra, ndr) [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ IX
La risposta del ministro Duran alle missiva del 27 dicembre 1718 escludeva l’invio di truppe dalla Spagna a causa della guerra dichiarata alla stessa Spagna da Inghilterra e Francia, sebbene quest’ultimo Paese non avesse ancora iniziato le ostilità.
I rinforzi da Sardegna e Longone sarebbero giunti ad eccezione di due battaglioni trasferiti dalla Sardegna alla Spagna.

“Que tropas no se pueden embiar absolutamente” [risposta a lettera del viceré datata 27 dicembre 1718, ndr]
Manda Su Magestad que se le avise al recivo aprovando sus operaciones que no es possible embiarle tropas de España por causa de haver la Francia y la Ynglaterra declarado la guerra a España aunque todavia no han empezado los franceses todavia a hacer obstelidades.
Pero que con los socorres que [segue vocabolo di ardua trascrizione, ndr] sacando de Cerdeña y Longon se le considera mediatamente reforzarlo aunque per esta causa non se ha podido hacer venido dos otres batallones que estava resuelto hacer passar de Cerdeña a España.
Que tampoco se le pueden embiar de España armas algunas respecto las muchas que se necesitan en estas fronteras pero que de Italia velevan [termine di dubbia trascrizione, ndr] remirendo [termine di dubbia trascrizione, ndr] algunas aunque no en abundancia ni sin riesgo como se deja considerar que solamente se le pueden remiter de aca paños y gergillas para vestuarios pero amendo [termine di dubbia trascrizione, ndr] mucho riesgo e nel passage por mar se discurrirà la forma que fuerenias [termine di dubbia trascrizione, ndr] combeniente a su conducion.
Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ X
In data 27 dicembre 1718 il marchese di Lede rispondeva alla nota inviatagli il 10 novembre 1718  dal ministro Duran  e pervenuta a Milazzo il 24 dicembre, a proposito della fornitura di armi e munizioni necessarie a garantire la prosecuzione della conquista delle diverse piazze del Regno di Sicilia. A tale riguardo il ministro dava notizia degli ordini del re Filippo V rivolti a far pervenire queste armi e munizioni dall’Italia. Ma il marchese faceva presente a sua volta il rischio che le imbarcazioni adibite al trasporto delle suddette armi e munizioni potessero cadere in mano nemica, vista la costante azione di disturbo delle unità navali inglesi. E proponeva, proprio per ovviare a tali ostacoli, la spedizione tanto delle armi quanto delle munizioni, piuttosto che dall’Italia, dai forniti depositi catalani di Barcelona, da dove le imbarcazioni avrebbero potuto raggiungere la Sicilia costeggiando i paesi del nord-Africa (Barberia): una rotta di gran lunga più sicura («mas seguro rumbo»).
Il disturbo arrecato dalla navi britanniche era notevole. Vano sperare in un’uscita della flotta inglese dal Mediterraneo, in quanto il Parlamento di Londra aveva appena dato il via libero al sovrano.
Il Cardinale Acquaviva - proseguiva il marchese - aveva acquistato quattromila quintali di polvere da sparo che lo stesso marchese di Lede aveva fatto inviare a Longone, ove mandò le imbarcazioni necessarie per continuare il trasporto della stessa polvere sino in Sicilia. Trasporto rischioso, tanto da invocare la protezione del Signore.
Infine il marchese di S. Filippo aveva anticipato - con lettera allo stesso marchese di Lede - l’invio d’una porzione di armi e palle.

Señor mío.
El 24 de este recivi la carta de Vuestra Excelencia de 10 del passado en que con motivo de lo que tengo avissado en quanto â las armas, y municiones, que para la continuacion de la conquista de las Plazas de este Reyno se necessitan me prebiene Vuestra Excelencia haverse dignado Su Magestad mandàr expedir las ordenes combenientes para que de Italia se remita la mayor porcion que serà possible, en cuia vista, respondo a Vuestra Excelencia que siendo como ès incierto, que de aquellos parages se logre el trasporte sin ser las embarcaciones que las conduzcan apressadas de los Ingleses, ô otros corsarios enemigos, me perecia, que haviendo en Barcelona como Vuestra Excelencia lo refiere cantidad de armas, polvora combendria, aunque fuesse abenturando embiar alguna porcion en embarcaciones francesas con orden de seguir la costa de Berberia que es el que considero por mas seguro rumbo.
Pues si alguna padeciesse el contratiempo de ser apresada, devemos esperar que otras no, y respecto de la situation en que estamos se hace preciso abenturar mucho, en esta coyuntura paraque no llegue â faltarnos por la cortedad, que al presente hay existente, y si para esta conducion se esperase que la Armada Inglesa saliesse del Mediterraneo llegaria con mucho atraso por la ninguna apariencia que hay de que se retire, mayormente haviendo ahora aprobado el parlamento lo executad por aquel Rey.
El Cardenal Aquaviba, segun me avissa, hà comprado quatro mil quintales de polvora que he hecho conducir â Longon y para su transporte â aqui se han embiado embarcaciones quiera Dios consigan feliz su retorno.
El Marqués de San Phelipe me escrive procurarà embiar porcion de armas y valas. Y aunque desde los principios de nuestra llegada en este Reyno, se ha procurado la fabrica de valas y polvora es corta cantidad la que se consigue de estas fabricas de ambos generos, y para lo que se necesita es poco lo que sufraga. De que espero se sirba Vuestra Excelencia dàr quenta â Su Magestad para que se halle enterado, y se digne ressolber lo que sea màs de su real agrado.
Dios guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo de delante Melazo 27 de Diciembre de 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran
Decreto del Duran a margine: «Que no se le pueden embiar armas ni municiones algunas de Cataluña por la guerra de Francia». [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ XI
La risposta alla nota del 27 dicembre 1718 fu scritta dal ministro Duran il 16 marzo 1719. Da essa si evince in primo luogo che la precedente missiva ministeriale del 10 novembre 1718 riferiva gli ordini dati al Cardinale Acquaviva a Roma, al Console di Spagna a Livorno ed al marchese di S. Filippo a Genova affinché spedissero in Sicilia la maggior quantità d’armi e munizioni. Ad ogni modo, riferendosi alla proposta di spedire le stesse armi e munizioni da Barcellona, costeggiando la Barberia, il Duran rispondeva in modo perentorio: la guerra con la Francia inibiva di spedire armi e munizioni dalla Catalogna ed in genere dalla Spagna. Si rinnovava tuttavia la disponibilità ad eseguire spedizioni dei suddetti generi dall’Italia, in particolare dalle citate città di Roma, Genova e Livorno.

“Que no se le pueden embiar armas ni municiones algunas de Cataluña por la guerra de Francia” [risposta a lettera del viceré datata 27 dicembre 1718, ndr]
Al Marqués de Lede
En carta de 27 de Diciembre del año pasado, con vista de lo que en respuesta de otra suya, previne a Vuestra Excelencia de orden del Rey con fecha de 10 de Noviembre tocante â lâs providencias dadas, y ordenes, que se repetian al Señor Cardinal Acquaviva, Marqués de San Phelipe, y al Consul de España en Liorna paraque remitiessen â este Reyno el mayor numero de armas, y municiones, que les fuesse posible, dice Vuestra Excelencia que siendo, come es incierto que de aquellos parages se logre el transporte, sin que las embarcaciones que las conduzcan apressadas, tendria por combeniente, que de los repuestos de Barcelona, por la costa de Berberia y en embarcaciones francesas, se le remitiessen algunas porciones de armas, y polvora, paraque de esta suerte, y en la presente coyuntura no llegasse el caso de experimentarse falta de estos generos. Y en su respuesta puedo decir a Vuestra Excelencia que si bien se tiene muy presente la importancia de que por falta de municiones no se atrassen las operaciones de esta guerra, la que acaba de declararnos la Francia, nos impossibilita el sacar y mucho mas el embiar armas, ni municiones algunas de Cataluña, ni de otras partes de España. Pero que se espera que de Italia se continuarà en remitir las mayores porciones que fuere posible, a cuyo fin se repiten â los referidos Ministros las ordenes mas estrechas.
Dios guarde a Vuestra Excelencia los muchos años como desseo.
Madrid, 16 de Marzo de 1719
Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]

§ XII
In questa ulteriore missiva indirizzata al Duran il 27 dicembre 1718 il marchese di Lede accusa in primo luogo ricevuta della nota ministeriale datata 11 novembre 1718. Giunta a Milazzo il 24 dicembre, tale nota comunicava che il sovrano aveva gradito le disposizioni impartite dallo stesso marchese, che pertanto si dichiara soddisfatto.
La lettera prosegue con informazioni sulla Piazza di Siracusa in vista dell’assedio di questa stessa Piazza. Il marchese riferisce di tre fossati colmi d’acqua dalla parte di terra, per i quali si rendeva necessario un sopralluogo. Qualora si fosse riusciti ad impedire i rinforzi alla guarnigione, si sarebbe riusciti ad occupare la Piazza con un assedio formale di breve durata.
Con riferimento a Milazzo il marchese di Lede confermava l’arrivo di truppe nemiche secondo i dati numerici comunicati in precedenza. Tale consistenza numerica delle truppe austro-piemontesi aveva dunque consigliato allo stesso marchese di non iniziare l’assedio («este motivo me obligò â la suspension de formar el sitio de esta Plaza»). Notizie pervenute dall’Italia annunciavano ulteriori incrementi di truppe nemiche per la primavera 1719, rendendo impossibile resistere a tanta forza senza rinforzi anche da parte spagnola.
Le truppe impegnate nel blocco delle piazze di Siracusa e Trapani non necessitavano al momento di rinforzi.
Il marchese sconsigliava di prelevare grani dai caricatoi, così come proposto dal Duran, e dava notizie sul bestiame delle Piazze di Siracusa e Trapani e sulla paglia consumata dalla cavalleria spagnola.
La cavalleria nemica sbarcata a Milazzo fu in parte reimbarcata per la Calabria, a causa della difficoltà di mantenerla con adeguati consumi di acqua e paglia. Riferimenti anche alla “rimonta” austriaca, ossia alla fornitura di cavalli ai soldati di quella cavalleria. Rimonta che si ipotizza farsi a Napoli piuttosto che a Milazzo. Un accenno anche alla fornitura di cavalli per la Spagna, appena acquistati non senza difficoltà 90 cavalli giunti dall’Africa.
Il marchese non manca di far presente che i disertori, coi quali (unitamente ai prigionieri) sono state rimpiazzate le perdite sofferte dalle truppe spagnole per decessi o infermità, sono pochi o addirittura inesistenti: circostanza che lascia ipotizzare il regolare e puntuale pagamento delle truppe nemiche.
Si lavora infine ai danni sofferti dalla Cittadella di Messina durante l’assedio: le opere sono in fase avanzata. La Piazza di Augusta di trova in «stato di difesa», mentre si prosegue il lavoro alla breccia di Termini.





Pianta di Siracusa del 1718 in cui sono ben visibili i tre fossati colmi d’acqua citati dal marchese di Lede nella sua corrispondenza milazzese (Colección de cuadros y planos sobre la guerra de Cerdeña y Sicilia, en los años 1717 a 1720 attribuito da alcuni autori a Jaime Miguel de Guzmán, Marqués de la Mina e custodito presso la Biblioteca Nacional de Madrid).
 
Fonte:
http://bdh-rd.bne.es/viewer.vm?id=0000115428&page=1



Señor mío.
La carta de Vuestra Excelencia con fecha de 11 de Noviembre proximo passado recivi el 24 de este, y con ella el meyor gusto por la noticia que me conduce de la satisfacion que han merecido â Su Magestad mis dispossiciones desseando en todas logràr los aciertos, y maiores ventajas de su real servicio.
Por lo que mira â la Plaza de Seracussa, y prevencion que Vuestra Excelencia me hace sobre sus obras, respondo â Vuestra Excelencia que segun reconosco por todos los planos que he visto, la considero muy buena, y no sèr sus obras tan defectuossas, come parece haver dado â entendèr, pues tiene por la parta de tierra, tres fossos de agua, que es precisso havèr de passàr, si bien en esto no puedo hacèr caval juicio hasta verla, por que he encontrado muy contrarias las noticias de todas las fortalezas de este Reyno, para conforme las que antes de reconocerlas se havian dado, y siendo la guarnicion regular como al pressente lo es, y pudiessemos conseguir pribarla del veneficio que todos los dias logra de sèr socorrida, tendo per cierto que â brebe tiempo de sitio formàl, la ocupariamos, como las demàs, lo qual âun en el estado en que nos hallamos se conseguirà, si los enemigos no augmenteran su exercito y nò, nos faltare lo necessario para ello.
Es cierto que los enemigos han embiado â aqui el numero de tropas que en mis antecedentes tengo abissado, y que este motivo me obligò â la suspension de formar el sitio de esta Plaza, debiendosse recelàr siempre, continuaràn en embiar mayor numero la proxima primavera, como lo demuestran los avissos que he tenido de Italia, en cuyo caso tendrè por imposible poder ympedir desembrarlo en la ysla, y que se internen en ella, por que siendo como es la costa muy dilatada es ympossible el que las tropas de Su Magestad puedan acudir para embarazarlo, ô oponerse â ello, aunque no quederà â mi cuidado y celo nada que no execute, para que no consigan los enemigos intento semejante, si me hallo con fuerzas bastantes.
En quanto â las tropas que estan en los bloqueos de Seracussa, y Trapana, no necessitan per ahora de sèr reforzadas, y siempre que la ocasion lo pidiere, y diere lugar, se executarà, vibiendo con todo cuidado, para que no padezcan ynsulto.
Los granos que se hallan en los cargadores, no es possible quitarlos de ellos, como Vuestra Excelencia propone, por sèr porcion considerable, y el desconsuelo que podria caussar esta dispossicion en estos naturales, que quiràs origninaria alguna inquietud en su veleydad (que nò dejaria de dàr bastante cuidado) por consistir en elo gran parte de su caudal, y riqueza pero para afianzar la seguridad, he embiado tropas â los màs expuestos, y los otros estan â cargo de las milicias de Pais.
Desde que passaron las tropas al bloqueo de las dos Plazas, que estàn en èl, hice retirar â la montaña, todo el ganado que estaba en sus vecindades, y la paja la hà consumido nuestra cavalleria de suerte que para su subsistencia es precisso haverla de conducir de mucha distancia, y leña solo en la montaña, es donde la hay.
La cavalleria que dessembarcò en Melazo bino con todos sus caballos, de donde bolbieron â rembarcàr porcion de ellos para la Calabria, por la dificultad de mantenerlos, â caussa de consumo de agua, y paja, no crehiendo que su yntencion haia sido de haver de remontàr su cavalleria aqui, tanto por los pocos caballos que hay, como por el de ningun servicio que sòn, haviendo costado bastante trabajo, encontràr noventa que se han comprado para la cavalleria de Su Magestad que es lo que hà obligado â balerse del medio de hacerlos venir de Africa, y me parece podrà sèr â los enemigos mas facil, la remonta en Napoles, que aqui.
Hasta ahora parece que las tropas enemigas sòn muy bien pagadas, pues los dessertores sòn muy pocos, ô ninguno, y los que bienen procuro tomen partido en las tropas y tambien los prissioneros, con cuio medio se â remplazado (aunque en poco) la perdida que hemos padecido, haviendo permitido que los Españoles tomen de todas naciones hasta que lleguen las reclutas de que necessitan mucho.
En el reparo de los daños padecidos por la Ciudadela de Mecina durante su sitio, se trabaja todo lo possible y se halla esta obra muy adelantada, y tambien las fortificaciones de Augusta, que està en estado de defensa, y tambien se prossigue en el trabajo de la brecha de Terminij, sin que se omita perdida de tiempo, ni omission alguna, que ès lo en que en respuesta de la citada carta de  Vuestra Excelencia puede decir, â fin de que se sirba ponerlo en la real noticia de Su Magestad y que la hè comunicado come me ordena, â Don Joseph Patiño.
Dios guarde â Vuestra Excelencia muchos años como desseo.

Campo de delante Melazo 27 de Diciembre de 1718
B. l. m. de V. E. [Besa las manos de Vuestra Excelencia, ndr]
su mayor servidor
el Marqués de Lede

Señor Don Miguel Fernandez Duran [Archivo General de Simancas, Legajo num. 4570, Secret. de Guerra y Marina, sala 39]